«Ho eseguito un ordine», dice un operatore del centro di accoglienza di Lampedusa, dopo che un filmato “clandestino” ha mostrato a noi e agli Europei che cosa nel nostro Paese si intenda per accoglienza, quando si tratta di migranti. Befehl ist Befehl, verrebbe da dire. E sbaglieremmo. Il riferimento diretto o indiretto all’obbedienza che nei Lager si prestava all’ordine di sterminare, è fuorviante, e alla fine banalizzante. Certo, a chi si giustifica d’un comportamento vergognoso appellandosi alla dipendenza gerarchica – e magari al timore d’essere privati del posto di lavoro –, a quello, dunque, ben si può rispondere che si è morali o immorali in proprio, mai in conto terzi, e mai in subordine alla convenienza economica.
Lo stesso valeva per gli aguzzini dei campi di sterminio, e per i loro burocrati. Ma in entrambi i casi, in quello lontano nel tempo e in quello vicino, il Befehl ist Befehl spiega ben poco. Se si parte dalla moralità di quanti negano libertà, dignità e vita a un essere umano, non c’è poi da stupirsi se si finisce per considerarli (grandi o piccoli) mostri, e per ipotizzare la categoria appunto morale di Male, se non di Male assoluto.
Non è il Male, all’opera nel filmato messo in onda dal Tg2. All’opera vi è piuttosto la conseguenza, una delle conseguenze di una macchina politica e sociale complessa. Al livello più immediato di tale macchina, “lavorano” i milioni di euro che alimentano il mercato dell’accoglienza. In questo mercato si fanno concorrenza società e cooperative per le quali ogni “accolto” è un’entrata. Quanti più esseri umani sono stipati in un centro, e quanto più basso è il loro costo, tanto più trionfa il principio sovrano della produttività e del profitto.
Se ci si illude che ci sia solo questo, dietro le immagini di uomini nudi sottoposti a docce “terapeutiche”, se ne conclude che basti imporre agli imprenditori dell’assistenza criteri logistici civili, per così dire. Ma in questo modo, ancora una volta, tutto viene banalizzato, immaginando che a offendere la libertà, la dignità e le vite delle vittime sia una categoria morale, per quanto ora di moralità economica.
Se si vuole comprendere qualcosa, nei fatti di Lampedusa, conviene partire da una domanda che non contenga già in sé la risposta. Perché uomini normali, come sono gli operatori del centro, non hanno remore a degradare altri uomini? Perché basta loro un ordine per fare cose che, in altre situazioni, troverebbero vergognose?