Si potrebbe certo ragionare su qualcuno dei grandi problemi che affliggono la fase attuale della politica italiana. Sarebbe opportuno e lo si fa anche in misura tutto sommato rilevante. A volte però ci sono piccole cose su cui si riflette poco e che invece mostrano come il nostro sia, per certi versi – riprendendo l’immagine di un libro del maestro Mario Lodi, scomparso quasi due anni fa – un «Paese sbagliato».
Il primo pensiero riguarda la protesta dei diplomatici, perché il governo Renzi ha nominato come ambasciatore presso l’Ue un uomo politico anziché un diplomatico di carriera. Nei Paesi normali, che non sono mitici, ma esistono realmente, il fatto che si possano nominare come ambasciatori personalità prese fuori dei ranghi della diplomazia non suscita alcun problema. I primi a saperlo dovrebbero essere proprio i diplomatici di carriera, che per ottenere l’incarico sostengono anche degli esami di storia delle relazioni internazionali. Gli Stati Uniti sono sempre ricorsi a questa opportunità e non risulta che la capacità d’azione di quello Stato ne sia uscita compromessa.
Se invece si leggono le proteste di quelle che vengono ancora definite «feluche», compresa una quota di giovani, sembra che siamo davanti a un delitto di lesa corporazione. Secondo alcuni quanto avvenuto lederebbe addirittura il principio della meritocrazia,