La ricorrente polemica tra il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e lo scrittore Roberto Saviano genera sempre la stessa domanda da parte degli amici non napoletani: chi dei due ha ragione? Qual è la rappresentazione di Napoli più vicina alla realtà: quella offerta dal sindaco nel suo blog, di una città «del riscatto morale, ricca di umanità, di vitalità, di cultura e di turisti» o quella dello scrittore che descrive interi quartieri sotto il controllo di spietate «paranze dei bambini»? Il problema è che, in entrambi casi, si tratta per l’appunto di rappresentazioni, di narrative, centrate su letture della città quantomeno parziali.
Corrisponde certamente al vero che sino ad ora l’amministrazione comunale non è stata sfiorata da episodi di corruzione e si è mostrata poco propensa a collaborare con personaggi ambigui o collusi con la criminalità organizzata, al contrario di quanto è avvenuto, ad esempio, a Roma. Ed è altrettanto vero che si è notevolmente abbassata l’età dei ragazzi coinvolti in attività di controllo criminale di aree del centro contigue a quelle percorse dai turisti (ma sarebbe preferibile che la loro azione fosse circoscritta alle periferie?). Tuttavia si tratta solo di una parte del racconto, che lascia fuori ciò che non si vede perché oscurato dalla virulenza della polemica politica e giornalistica. De Magistris avrebbe avuto buon gioco ad ammettere onestamente che Napoli è una città storicamente gravata di problemi, non tutti risolvibili con il turismo e il riscatto morale, e che le fragili finanze comunali e l’assenza di una seria politica economica per il Mezzogiorno rallentano di molto la sua azione di governo. E Saviano dal canto suo avrebbe potuto evitare di confondere la visibilità sociale di un fenomeno, che si può sfruttare a fini narrativi, con la sua incidenza statistica: per ogni «piscitiello di paranza» con abbigliamento firmato, pistola in tasca e attributi maschili ben in vista, secondo la descrizione che ne fa l’autore, ci sono diecimila ragazzini, a volte un po’ timidi e problematici, che bene o male vanno a scuola, aiutano le famiglie a sbarcare il lunario, vestono abiti di poco prezzo, cantano nel coro della parrocchia, frequentano le associazioni che con sempre meno mezzi si occupano di loro.