In un dibattito sulla scuola abbastanza piatto e confuso, Liberare la scuola, il volume curato da Marco Campione ed Emanuele Contu (Il Mulino, 2020), ci ricorda che il miglioramento della scuola italiana non può che venire da una riflessione di sistema,
“Non c’è niente di automatico nello sviluppo dell’autonomia economica delle donne, che dipende dall’incrocio fra le trasformazioni del contesto e la capacità di mobilitazione soggettiva e politica delle attrici e degli attori storici”
In questi mesi strani e complicati, sia durante il confinamento a casa sia successivamente, ci siamo un poco alla volta abituati a seguire dirette televisive o a prendere parte a riunioni in videoconferenza (ora, per tutti, “call”) durante le quali i partecipanti siedono al loro tavolo di lavoro, spesso mettendo in mostra alle loro spalle una libreria. Sino ad ora, la curiosità dell’osservare gli scaffali altrui si era limitata, più o meno, agli studi dei direttori di giornali. Spiccavano così scaffalature tristanzuole, con l’intera Treccani (dall’aria intonsa) o al più i volumi delle collane edite dagli stessi quotidiani.
Addio Lugano bella (Einaudi, 2020) completa la trilogia che Massimo Bucciantini considera “tre capitoli di un unico libro”. Assieme a Campo dei fiori, dedicato alle vicissitudini della statua di Galileo a Roma, e a Un Galileo a Milano
Il saggio di Éric Fassin (Contro il populismo di sinistra, ManifestoLibri, 2019, pp. 125) contiene un’originale riflessione sul populismo. In particolare, l’autore muove una critica frontale al populismo di sinistra e a tutte le forme reali della sua organizzazione politica