La pubblicazione dei dati Istat sul mercato del lavoro, all’inizio del mese, ha dato il via a una messe di commenti contraddittori. A chi si felicitava per il ritorno ai livelli di occupazione del 2008 (23 milioni di occupati), si è immediatamente opposto chi deplorava l’aumento del tasso di disoccupazione (+ 11,3%). Paradossalmente, entrambe le posizioni sono errate.
Vogliamo chiamarli, con sir Francis Bacon, idola tribus? O più prosaicamente «luoghi comuni»? Eppure non c’è scampo: in materia di pensioni vi sono ormai convinzioni radicate (veri e propri pregiudizi scolpiti nel cervello della gente dalla vulgata televisiva) che non si sforzano di misurarsi con i dati statistici
«Cari lavoratori, che cosa avete nel cuore?». Sono passati quasi cinquant’anni dalla notte di Natale del 1968, ma la domanda che papa Paolo VI rivolse agli operai del IV Centro siderurgico di Taranto (l’Italsider, oggi Ilva) resta lì, irriducibile, ad agitare la scena sociale italiana
Stupiscono alcune reazioni alla sentenza su Mafia Capitale, soprattutto quelle espresse da esponenti politici. Come se non riconoscere l’articolo 416 bis e l’aggravante mafiosa rendesse meno rilevanti le responsabilità penali sin qui accertate dai giudici. La sentenza ha provato la presenza di crimini assai gravi, comminando pene molto severe, in particolare agli imputati appartenenti al “mondo di sopra”.
La notizia del gestore di uno stabilimento balneare di Chioggia che, in varie e sgradevoli forme, inequivocabilmente documentate dalla stampa nazionale, ha inneggiato al fascismo, col consueto corollario di gravi affermazioni razziste e xenofobe, è forse l’occasione per riflettere sul troppo disinvolto rapporto che a volte il turismo intrattiene con simboli, miti ed espressioni del regime fascista.