Il decreto legge n. 4 del 2019 contiene i provvedimenti più “identitari” tra quelli contenuti nel “contratto di governo”, espressione di sensibilità diverse dei partner della maggioranza e dalle platee e dagli elettorati differenti. Tuttavia, nella narrazione dell’esecutivo, il reddito di cittadinanza, da un lato, e le misure riguardanti le pensioni, dall’altro si tengono insieme.
Doveva essere il momento del riscatto, lo scatto d’orgoglio di una comunità politica dopo il trauma delle elezioni del 4 marzo, quando non solo il Partito democratico (Pd), ma l’insieme delle forze di sinistra hanno toccato il loro punto più basso in 70 anni di storia repubblicana.
Quando un partito, i suoi dirigenti, i commentatori politici, persino gli studiosi continuano a definire “primarie” quelle che sono votazioni per eleggere il segretario di quel partito c’è un problema. Anzi, ce ne sono due.
Nella discussione sulla ricerca delle cause della presa del populismo e della supposta aumentata distanza tra "élite" e "popolo" – divenuta un po' intellettualistica e letteraria – si sono perse di vista alcune tendenze di fondo
La Costituzione è il perimetro entro il quale la politica si muove, o meglio, si dovrebbe muovere, con le proprie scelte discrezionali. È il ring nel quale il legittimo conflitto di idee si svolge, o si dovrebbe svolgere, secondo regole prestabilite, la cui interpretazione è affidata ad arbitri, a organismi super partes, i più importanti dei quali sono la Corte costituzionale e il presidente della Repubblica