«Nessuna tolleranza per chi mette in dubbio la dignità di altri uomini e non è pronto ad aiutare quando è richiesto da umanità e diritto». Queste sono le parole chiare e forti pronunciate da un capo di governo incurante delle contestazioni e degli insulti. E alle parole sono seguite iniziative molto concrete. Questa è la cancelliera Angela Merkel.
Osservare la parabola con cui dai festeggiamenti per il “no” al referendum greco passando per il discorso di Tsipras all’Europarlamento la Grecia si è schiantata contro il muro della dura realtà dei rapporti di potere, mi ha fatto tornare in mente il noto dialogo, riportato da Tucidide, fra gli abitanti dell’Isola di Melo e i potenti ateniesi, solo che questa volta gli ateniesi erano interpretati dai tedeschi, in un ricorso storico un po’ cinico, baro e, forse, coi calzetti bianchi.
“Abbandonati in un limbo, in uno stato d’incertezza giuridica relativamente al riconoscimento legale della loro unione, di cui sarebbero titolari in virtù della Costituzione italiana”. È questo il rimprovero mosso dalla Corte europea dei diritti umani nella sentenza del 21 luglio 2015 (disponibile in italiano su Articolo29.it), che ha condannato l’Italia per non aver a oggi introdotto alcuna legislazione a “riconoscimento e protezione” delle unioni omosessuali.
L’austerità a oltranza che l’Europa ha imposto al popolo greco semplicemente non funziona. Adesso la Grecia, a voce alta, ha detto basta.
Come la maggior parte del mondo aveva previsto, le richieste finanziarie da parte dell’Europa hanno schiacciato l'economia greca: disoccupazione di massa, collasso del sistema bancario, ulteriore aumento dell’esposizione debitoria sull’estero,
L’egemonia tedesca in Europa è un prodotto dell’Unione monetaria europea e della crisi del 2008. Non fu tuttavia la Germania a volere l’euro: fin dagli anni Settanta, le sue industrie di esportazione avevano convissuto molto bene con le ricorrenti svalutazioni dei partner commerciali europei, in risposta alle quali la produzione manifatturiera tedesca si spostò da mercati price-sensitive a mercati quality-competitive. A volere una valuta comune europea fu soprattutto la Francia, per superare l’umiliazione