Allo stato attuale della cultura prevalente e dei rapporti di forza esistenti, molte delle modifiche desiderabili e indispensabili nell’architettura istituzionale e nelle politiche economiche e sociali dell’Unione europea possono apparire poco realistiche.
Il 2018, apertosi in Italia con la vittoria di Movimento 5 Stelle e Lega alle elezioni politiche, in Francia si è chiuso con le proteste dei gilet gialli che, sia pur in modo confuso e a volte contraddittorio, hanno tentato, almeno in un primo momento, di portare avanti rivendicazioni di maggiore giustizia sociale e di uno Stato che torni a proteggere le classi più sfavorite.
Il 20 agosto del 2018 una ragazzina svedese di quindici anni si siede davanti al Parlamento di Stoccolma. Stazionerà lì tutti i venerdì, bigiando la scuola. Quell’estate, la scorsa estate, la Svezia viene colpita da una serie mai vista di incendi boschivi. Sino ad allora non si è mai assistito a nulla del genere, tanto che il Paese scopre di non essere attrezzato a sufficienza per contrastare il fuoco
All’alba del voto inglese che nel 2016 ha fatto tremare l’Europa e che continua a tenerla con il fiato sospeso, un ragazzo italiano, una ragazza francese e un ragazzo tedesco reagiscono allo sgomento e al timore sondando il terreno con una pagina Facebook e un sito per capire se, davvero, gli europei hanno smesso di credere nell’Europa unita.
Nella sua famosa allegoria della democrazia come nave di Stato, Platone rappresenta il popolo come un capitano un po’ sordo, un po’ miope e con una conoscenza del mare insufficiente e inadeguata, contornato da una ciurma di marinai litigiosi e attaccabrighe, a immagine dei politici e dei demagoghi. Sin qui, questa metafora sembra dipingere perfettamente la situazione della politica inglese di oggi