L’Atlantico torna ad accorciarsi. La presidenza Obama ha il potenziale di inaugurare una nuova era nelle relazioni transatlantiche. Le ragioni sono principalmente tre.
Israele dopo il voto. Un mosaico difficile da comporre sul momento ma di ancora più faticosa sostenibilità nel corso del tempo. Il rischio è quello di dare vita ad una coalizione destinata poi a frantumarsi sotto la pressione della contingenza. Questo è infatti il panorama politico che ci è consegnato dalle recenti elezioni israeliane.
Verso una nuova fase politica? Con la nomina a Primo ministro del quarantacinquenne Abhisit Vejjajiva, leader del Democrat Party, in Thailandia si è conclusa una fase politica. Il 19 settembre del 2006 il generale Sonthi Boonyaratglin con un colpo di Stato incruento pone termine alla carriera politica del primo ministro Thaksin Shinawatra e richiama l’attenzione del Paese
Mubarak, sempre e comunque. I confini sono per definizione un intoppo, una restrizione. Però a volte crollano (o fanno crollare). Il presidente egiziano Hosni Mubarak ne sa qualcosa. All’età di 80 anni, 27 dei quali passati al timone del suo Paese, si è trovato a dover fare i conti con una ondata di risentimento popolare nelle proprie piazze e in quelle di numerosi altri Stati arabi