Siria in autunno. Nulla sarà più come prima. Il declino della oramai affaticata «primavera araba», dopo avere infiammato un po’ tutto il bacino del Mediterraneo meridionale e le sue estreme propaggini orientali, sta ora rivelando le diverse trame che le sollevazioni nei singoli Paesi hanno disegnato.
Un’economia dai piedi d’argilla. Sullo sfondo della difficile transizione politica egiziana e dello scontro politico-istituzionale che coinvolge il Consiglio supremo di Difesa e il neo-presidente Mohammed Mursi, la situazione economica dell’Egitto si sta aggravando e il pericolo di un default finanziario sembra essere sempre più concreto.
Oltre il ponte. Quando sbarcano all’aeroporto di Jakarta, i nostalgici della guerra fredda notano subito i voli verso la città di Bandung, dove i leader dei 29 Paesi “non allineati” si riunirono nel 1955 per dare dignità politica a un neologismo di allora, “il terzo mondo”.
Vittime senza nome. Da ventidue anni, in Kashmir, migliaia di civili continuano a essere perseguitati, torturati e uccisi, senza che vengano identificati i colpevoli di quelle che ufficialmente vengono archiviate come “sparizioni senza nome”.
Il restauro della memoria. Il governo turco, conservatore e d’ispirazione islamica, è impegnato in un piano per il recupero e la preservazione del patrimonio storico non musulmano: secondo i dati ufficiali, diffusi qualche settimana fa dal vice-premier Bekir Bozdağ, dal 2002 sono state restaurate sessantanove tra chiese e sinagoghe