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n° 2

Con le elezioni europee quest’anno è in gioco qualcosa di più importante del solito: un censimento pro o contro il tentativo di procedere e insistere sulla strada dell’unità europea. È in questo modo che gli autori degli articoli europei qui presentati leggono la crisi del grande progetto di Unione. È quanto fa Yves Mény nella sua sintesi magistrale dei problemi che la costruzione di un percorso unitario affronta; mentre, sulla stessa lunghezza d’onda, Nadia Urbinati tratteggia la mancata formazione di un demos europeo, insieme causa ed effetto del deficit democratico e dell’incapacità delle istituzioni europee di incidere sui problemi che affliggono gran parte del Paesi dell’Unione. Burocratismo, autoritarismo e autoreferenzialità, certo. Ma anche il nazionalismo degli Stati membri e l’operare dei sistemi politici nazionali contribuiscono ad ostacolare la formazione di un demos che possa esprimere un vero Parlamento e si senta da esso rappresentato. Vanno in questa direzione critica, tra gli altri, anche le analisi di Giuseppe Berta e di Richard Bellamy. Oltre i temi europei, vanno segnalati almeno il profilo di Max Weber, nel centocinquantesimo della nascita, e l’analisi di Enzo Cheli che prende spunto dal lavoro della commissione di esperti sulla riforma costituzionale.

Indice del fascicolo 2/14

editoriale

L'Unione europea: too big to fail?

Yves Mény

il caso italiano

Forma di governo e legge elettorale

Enzo Cheli

Sulla progressività delle imposte

Vincenzo Visco

Dove va la Sardegna?

Guido Melis

Il Movimento 5 Stelle e i conflitti locali

Lorenzo Mosca

verso le europee

La difficile rappresentanza in Europa

Nadia Urbinati

Il Front national: un caso di destra europea

Jacques Fayette

I dilemmi del processo decisionale europeo

Richard Bellamy

Una giustizia fiscale nell'Unione europea

Franco Gallo

L'Europa che ci aspettiamo

Macroeconomicus

archivio: 1978

Di fronte alle elezioni europee

Altiero Spinelli

profilo

Max Weber

Pietro Rossi

macinalibro

Thomas Piketty "Le Capital au XXIe siècle"

Francesco Saraceno

la finestra sul mondo

Un Pakistan sconosciuto

Francesco Ronchi

Il volto inatteso del Brasile

Francesco Davide Ragno

questioni di genere

L'ampiezza della disparità

Nicoletta Cavazza

Cattaneo ricerca

Enti locali e social network: il progetto #socialPA

Giovanni Arata

l'anno scorso a Marienbad

La deriva europea verso una tecnocrazia oligarchica

Giuseppe Berta

idee

Ripensare Costantino

Paolo Prodi

taccuino


Gli altri fascicoli dello stesso anno

n° 6

Il saggio d’apertura di Francesco Tuccari è una guida densa ed efficace alle ragioni profonde della crisi attuale; ad esso sono utili complementi l’articolo sul ritorno della diseguaglianza di Melloni e Soci e la recensione di Magali Sarfatti Larson all’importante libro di Block e Somers su The Power of Market Fundamentalism.

n° 5

Il saggio d’apertura di J.H.H. Weiler chiarisce subito una verità drammatica: sta crollando un quadro relativamente stabile e prevedibile di rapporti di forza internazionali. E non sono good news per noi europei.

n° 4

I lettori avranno tra le mani la rivista dopo le ferie estive, mentre questo editoriale viene scritto prima: ci auguriamo che il clima sarà allora cambiato, perché quello che si percepisce adesso, e trapela da questo numero, non è certo entusiasmante.

n° 3

Apriamo con Avishai Margalit e la sua tesi originale e profonda, che fa riflettere se si pensa all’Europa e all’assenza di un demos europeo: la vera libertà si può esercitare solo quando «ci si sente a casa», nel proprio Paese.

n° 1

Il numero è aperto da un saggio di Michele Salvati che, richiamandosi ironicamente ai vecchi standard da congresso di partito, tenta quella che si sarebbe detta un tempo l’«analisi della fase».

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