«La vita dell’uomo è dominata dalla parola o dal denaro». Se l’aforisma di Menandro ha resistito all’urto di più di venti secoli di storia e la commedia umana dell’oggi si specchia ancora in quella scheggia di pensiero, i banchieri centrali sono gli uomini e le donne più potenti del mondo.

Con il celebre «whatever it takes» Mario Draghi entra nella storia e quella frase, emblematica del misterioso legame che esiste fra moneta, fiducia e parola, vale un «alea jacta est». Dalle parole dei banchieri centrali derivano i comportamenti del mercato e molto di ciò che l’economia riverbera nella nostra vita di tutti i giorni. Se per anni hanno privilegiato una comunicazione oracolare, volutamente oscura e misticheggiante, oggi, al contrario, i governatori si confrontano con la nuova strategia della trasparenza e con le conferenze stampa. E le loro parole sono atti. Ma la lingua della sovranità monetaria si contamina con la lingua della sovranità politica e per i banchieri centrali si verifica il paradosso che, mentre sono creduti onnipotenti, diventano capro espiatorio se l’economia e le aspettative non vanno nella direzione del miglioramento, per cause, peraltro, non imputabili a ciò che compete loro.

Martedì 29 novembre all'Auditorium Enzo Biagi, Biblioteca Salaborsa di Bologna - piazza Nettuno 3 - alle ore 18, nell’ambito del ciclo di incontri Numeri e parole dell’economia. Conoscere l’economia per leggere la società e i suoi cambiamentiAlberto Orioli, autore del volume Gli oracoli della moneta (Il Mulino, 2016), Alessandro Vanoli, parlano de L’arte della parola in economia

Alessandro Merli introduce e modera l’incontro.