I fatti avvenuti lo scorso 6 febbraio a Ceuta, al confine tra Marocco e Spagna, hanno suscitato un acceso dibattito sui temi dell’immigrazione e della sicurezza dei migranti alle frontiere.

Tuttavia, a tre settimane dalla tragedia in cui hanno perso la vita almeno 15 migranti nelle acque vicine alla spiaggia di Tarajal, non è possibile ricostruire con esattezza i fatti. Nelle prime ore del mattino decine di migranti provenienti dalle vicine montagne hanno tentato un assalto in massa alle recinzioni che separano il territorio marocchino da quello spagnolo, in maniera coordinata e ricorrendo al lancio di sassi contro le autorità di frontiera. A non essere chiaro, però, è cosa sia successo dopo: una parte dei migranti, per evitare gli agenti marocchini, si sarebbe lanciata in acqua e avrebbe tentato di raggiungere a nuoto il territorio spagnolo, aggirando il frangiflutti che separa la spiaggia marocchina da quella spagnola. Le prime versioni ufficiali sull’accaduto, fornite a caldo dal direttore generale della Guardia Civil e dal delegato del governo spagnolo a Ceuta, non menzionavano l’uso di proiettili di gomma e altri strumenti antisommossa e sostenevano che nessuno dei migranti avesse mai toccato il suolo spagnolo e che i 23 superstiti fossero stati presi in consegna dalle forze marocchine che li incalzavano.

Questa ricostruzione è però stata messa in dubbio dalle Ong riunite nel collettivo Migreurop, che hanno riportato le dichiarazioni di alcuni dei migranti sopravvissuti: secondo questi, gli agenti spagnoli avrebbero una responsabilità indiretta per la morte dei compagni in quanto, avendo cercato di respingerli con le armi mentre si trovavano in difficoltà, avrebbero causato il panico che ha poi portato alcuni di loro alla morte per affogamento. Inoltre, come riporta il quotidiano "El Diario", uno dei migranti sopravvissuti denuncia di essere stato consegnato ai soldati marocchini senza ricevere alcuna assistenza medica, sebbene fosse ferito.

Gli agenti spagnoli avrebbero una responsabilità indiretta per la morte dei compagni in quanto, avendo cercato di respingerli con le armi mentre si trovavano in difficoltà, avrebbero causato il panico che ha poi portato alcuni di loro alla morte per affogamento

Richiedendo un’investigazione parlamentare sull’accaduto, diversi esponenti dell’opposizione e numerose associazioni per i diritti umani hanno sollecitato la Guardia Civil a rendere pubbliche le versioni integrali delle riprese effettuate dalle telecamere di sicurezza che si trovano nella zona e i risultati delle autopsie sui corpi dei migranti che sono stati recuperati in acque spagnole. A complicare la posizione del direttore della Guardia Civil, l’emittente televisiva La Sexta ha pubblicato il video dell’arrivo dei migranti superstiti sulla spiaggia di Tarajal, a pochi centimetri dagli agenti spagnoli. Una volta sulla terraferma, i migranti sono stati effettivamente presi in consegna dalle autorità marocchine, ma dal video sembra che si trovino sul territorio spagnolo.

Le accuse mosse alla Guardia Civil sono piuttosto gravi: trattamenti disumani e degradanti e violazione del principio di non-refoulement (non-respingimento). In attesa che le indagini facciano chiarezza, dall’opposizione si chiede al ministro degli Interni di destituire il direttore generale della Guardia Civil e il delegato del governo a Ceuta, che avrebbero mentito sull’accaduto. Il ministro dell’interno Jorge Fernández Díaz, che il 13 febbraio si è presentato in Parlamento a riferire sui fatti di Ceuta, dopo le sollecitazioni dei deputati di Amaiur e del Psoe, sostiene che gli agenti spagnoli avrebbero agito in conformità alle regole. Ammettendo l’uso di fucili antisommossa che avrebbero sparato proiettili di gomma e munizioni a salve, nonché il lancio di fumogeni, Fernández Díaz sostiene che gli agenti avrebbero agito razionalmente e conformemente al principio di proporzionalità allo scopo di dissuadere i migranti dall’entrare in acque spagnole, sparando in acqua per non metterne a rischio la sicurezza, e li avrebbero poi riconsegnati agli agenti marocchini che li reclamavano. Dalle nuove immagini rese pubbliche dalla Guardia Civil il 21 febbraio, dopo le polemiche, sembra che le forze spagnole e marocchine abbiano agito in maniera coordinata, e che i respingimenti siano stati effettuati anche in acqua. Tuttavia, è ancora da stabilire se si possa parlare di omissione di soccorso: il ministero degli Interni spagnolo vorrebbe chiarire la procedura di respingimento nell’accordo con il Marocco, che riguardo ai fatti del 6 febbraio non ha rilasciato alcuna dichiarazione.

La Spagna ha adottato misure anti-immigrazione quali recinzioni a lame che causano ferite profonde a chi tenta di scavalcarle. Misure che comunque non scoraggiano i migranti

Resta in attesa di chiarimenti anche il commissario europeo per gli affari interni Cecilia Malström, che non è convinta della legittimità dell’uso di proiettili di gomma per il controllo delle frontiere. Malström si era già espressa negativamente riguardo alle misure anti-immigrazione adottate dalla Spagna a novembre, quando il ministero dell’Interno aveva fatto installare in alcuni punti delle recinzioni che circondano Melilla della concertina a lame – eliminata dalle stesse recinzioni nel 2007 perché causa ferite relativamente profonde a chi tenta di scavalcarla – per demotivare i migranti che vorrebbero entrare in città. Migranti che, a quanto pare, non si lasciano comunque scoraggiare: il 17 febbraio, dopo un assalto in massa tentato da circa 250 migranti, 150 sono riusciti a scavalcare la recinzione. La maggior parte di questi si trova ora nel Ceti (Centro de Estancia Temporal de Inmigrantes) di Melilla, una struttura attrezzata per la prima accoglienza di meno di 500 persone, e che al momento ne contiene più di 1.000.

E se è vero, come riportato dal quotidiano "El País", che a Tangeri e sulle montagne marocchine si nascondono migliaia di persone disposte a rischiare tutto per tentare fortuna in Europa, è difficile pensare che a contenerli basteranno i chilometri di cavi di acciaio che circondano le due città autonome spagnole. Nel frattempo, i sindaci di Ceuta e Melilla annunciano un summit sull’immigrazione per individuare strategie di azione per risolvere, secondo le parole del portavoce del governo di Melilla, "una situazione di tensione permanente alla frontiera, che crea allarme sociale e che impatta negativamente sulla vita dei cittadini".