Il congresso del Partito democratico si avvicina. L'approccio può variare di molto. Prima possibilità: totale indifferenza, se non esplicito disprezzo. L'8 dicembre si festeggia l'Immacolata Concezione. Punto. Seconda possibilità: il coinvolgimento è totale, con approccio in stile ultras. Si parte già schierati. Vuoi perché la propria squadra del cuore non si cambia (in questo caso non vale però il detto “squadra che vince non si cambia”). Vuoi proprio perché, per vincere, bisogna cambiare squadra. Terza possibilità: ci si mette d’impegno e si leggono tutti i documenti congressuali. Totale: 148 pagine.

Per coloro (pochi, sospettiamo, per quanto rigorosi) che sceglieranno il terzo metodo, proponiamo una tappa preliminare, del tutto nuova nell’era delle primarie 2.0: perché oggi non conta solo che cosa si scrive, non conta nemmeno soltanto come lo si scrive, ma conta anche come si confeziona ciò che si scrive. Soltanto aprendo i file, infatti, si può capir molto.

Partiamo, in rigoroso ordine casuale, dal documento Pittella. In un primo tempo è circolato un documento solo testo (i più informati dicono si trattasse di un file .txt): 24 pagine, nero su bianco, carattere Times New Roman 12, che si concedono al massimo qualche maiuscolo e qualche grassetto. Nella copertina, per il titolo, compare il massimo virtuosismo grafico: grassetto corsivo. Successivamente è comparso un pdf più agitato, con tanto di copertina colorata, foto e colori. Compare persino il rosso, ma solo sulla retrocopertina.

Gianni Cuperlo: 23 pagine, con indice e specchietti sintetici. Nella copertina della nota preocongressuale compaiono, timidi, i colori. Domina una variazione del rosso, ma molto (a)variato. Diremmo più rosa che rosso. Grafica da primi anni Duemila, fine anni Novanta, con abbondante (molto abbondante) uso di trattini. Si investe su uno slogan in copertina del documento: “è tempo di crederci”. L'investimento rischia però di crollare già dopo la prima frase del testo: “la sinistra sa vincere”. E infatti nella mozione congressuale vera e propria la chiave diventa la “rivoluzione della dignità”. (Non è più “il tempo di crederci”?)

Pippo Civati (che la blogosfera ha giò trovato il tempo di rinominare Cippo Pivati, N.d.R.), nonostante la provata esperienza di comunicazione politica 2.0 al tempo del blog, è l’unico a superare, e di parecchio, le 50 pagine (secondo alcuni l’unità di misura minima per i ragionamenti congressuali). 70 pagine di puro testo interlinea singola. Ciononostante (o proprio per questo) pare che circoli anche un “Bignami”, più o meno apocrifo.

Renzi spariglia tutto: la grafica, si direbbe nella sua Firenze, è superganza. Impaginazione orizzontale, doppia colonna. La scelta cromatica si assesta sul blu e il rosso (sempre pallido), con una combinazione “Made in Usa”. Ad alcuni che tentassero di aprirlo da un banalissimo pc gli si potrebbe aprire un bel disclaimer: “ehi grullo, comprati un iPad”. Se decidete di ignorare, e vi dovesse persino accarezzare l’idea di provare a stamparlo, curatevi prima di ordinare un nuovo toner.

In ogni caso, e quale che sia l’atteggiamento che deciderete di tenere nei confronti della battaglia delle primarie e dei loro combattenti, buona lettura (o, se preferite, buona Immacolata Concezione)!