Crisi greca, il rimpasto di governo che non convince i mercati. Se ci si dovesse basare su come i mercati internazionali hanno reagito al rimpasto di governo in Grecia, allora le valutazioni su questo disperato tentativo di impedire le urne sarebbero improntate al più puro pessimismo. In cinque giorni si è consumato lo strappo-lampo del democratico Fotis Kouvellis, leader del partito del Dimar che ha abbandonato il governo di larghe intese guidato dal conservatore Samaras per le forti divergenze sulla chiusura della tv di stato Ert. Ed è nato il Samaras bis con quarantuno ministri, frutto della convergenza tra conservatori di Nea Dimokratia e socialisti del Pasok. Ma sono gli indici di borsa, oltre che la tenuta materiale del nuovo esecutivo, a preoccupare non poco. Nelle 24 ore che hanno preceduto il giuramento dei ministri al Megaro Maximos di Atene la borsa della capitale greca ha perso il 6,11%, (anche se il giorno successivo ha recuperato qualcosina) l’intera eurozona ha mostrato segno di nervosismo e la cancelliera Angela Merkel ha inviato un preciso messaggio: senza “i compiti a casa” niente più aiuti. 

Socialisti del Pasok e conservatori di Nea Dimokratia, che assieme contano 153 deputati in Parlamento, attendono adesso il voto di fiducia (occorrono 151 voti su 300 deputati complessivi), ma si apprende che quattro deputati indipendenti potrebbero sostenere il nuovo governo per promuovere le riforme, mentre il leader del Dimar, Fotis Kouvelis, ha detto che sosterrà il governo a seconda dei provvedimenti e valutando caso per caso. Il giorno del giuramento dell’esecutivo tra l’altro è stato anche l’ultimo giorno utile per completare la partecipazione all'aumento capitale della Banca del Pireo. L’amministrazione ha confermato che il 10%, il tasso minimo di partecipazione privata, è stato già superato.
Al termine del primo consiglio dei ministri il premier Samaras ha ribadito quale sarà la direttrice di marcia del suo governo: la stabilità fino al termine della legislatura, il completamento delle riforme necessarie, un migliore coordinamento tra i partiti che sostengono il governo. Punto di partenza la riforma costituzionale nella consapevolezza che l’obiettivo è la salvezza della patria, ha osservato, con riferimento alle differenze ideologico-politiche dei membri del governo. “Non abbiamo un minuto da perdere”, ha annunciato ma il vero banco di prova saranno i dossier ancora aperti con la troika. Il riferimento è alle condizioni imposte dai rappresentanti di Bce, Fmi e Ue in assenza delle quali non rilasceranno la dose di prestiti da otto miliardi di euro: il licenziamento di 20mila dipendenti pubblici entro l’anno, la copertura per il buco nell’erario da due miliardi di tasse non riscosse, il completamento del piano di privatizzazioni che procede a rilento. Tra i volti nuovi dell’esecutivo spiccano Kyriakos Mitsotakis (riforma amministrativa), Yannis Michelakis (Interni), Adonis Georgiadis (Sanità) e Michael Varvitsiotis (marina) e il ministro per la riforma della tv pubblica, il giornalista Pantelis Kapsis.

Ma proprio a poche ore dal giuramento, ecco che la squadra di governo ha dovuto affrontare i primi nodi. In parlamento è approdato il ddl per licenziare 12.500 dipendenti pubblici, i primi 4.500 entro settembre: si tratta di insegnanti e di agenti della polizia municipale. Decisione che ha provocato le proteste di cittadini e lavoratori scesi in piazza ad Atene e Salonicco: si sono scontrati con le forze dell'ordine che hanno usato anche gas lacrimogeni.
Inoltre domenica scorsa la troika ha concluso il suo report sui progressi ellenici, propedeutici alla concessione della dose di agosto da otto miliardi di euro, che l’Eurogruppo ha condizionato ad altre valutazioni tecniche che saranno effettuate il prossimo 19 luglio: se il governo “avrà proseguito nei compiti a casa” la dose sarà erogata per intera, contrariamente così come ha annunciato il vertice dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, rateizzata. Ma con la spada di Damocle dei report realizzati dal Fmi e anticipati in stralci dalla Reuters, secondo cui la troika non sarebbe affatto soddisfatta della ripresa strutturale da parte del Paese. Un passaggio che, in verità, è un po' come il segreto di Pulcinella dal momento che sono stati necessari addirittura tre memorandum per risolvere la voragine finanziaria dei conti ellenici su cui si staglia l’incubo numeri: il debito pubblico greco. Infatti, ad oggi è di 330 miliardi di euro, lo stesso di quanto la crisi ebbe inizio. Lecito chiedersi allora a cosa sia servito il pacchetto di austerità che sta facendo galoppare la disoccupazione verso un record ogni trimestre, in un Paese che non solo non vede la luce in fondo al tunnel ma che sta perdendo ogni speranza.