Un re di nuova generazione. A quattro mesi dall'annuncio, da parte della regina Beatrix, di voler abdicare in favore del primogenito Willem-Alexander, lo scorso 30 aprile è avvenuta la cerimonia di incoronazione del primo re dei Paesi Bassi dal 1890.{C}La decisione della sovrana non è scevra da riferimenti simbolici alla – seppur breve – storia della casa reale di Oranje-Nassau. Il 2013, infatti, vede non soltanto la ricorrenza del settantacinquesimo compleanno di Beatrix, ma anche il duecentesimo anniversario della sconfitta di Napoleone e della conseguente restaurazione della Repubblica d'Olanda. Willem I Oranje-Nassau, già principe sovrano nel 1813, divenne due anni dopo primo re dei Paesi Bassi. Analogamente alla scelta compiuta in passato dalla madre Juliana, in un discorso del gennaio 2013 Beatrix ha giustificato l'abdicazione in ragione della volontà di "porre la responsabilità verso il Paese nelle mani di una nuova generazione", ritenendo il primogenito e la consorte "pienamente pronti al loro ruolo futuro".

L'ultimo Giorno della regina (Koninginnedag), imponente celebrazione nazionale che oscura il seguente Primo maggio, non festeggiato nei Paesi Bassi, ha pertanto condotto al trono Willem-Alexander e la neo regina Máxima Zorreguieta. Quest'ultima, argentina di nascita, è apparentemente molto gradita alla popolazione olandese nonché a certa stampa, che rintraccia nella provenienza latina della regal consorte promesse di un ammorbidimento di formalità e linguaggio.

Decisamente diverso l'atteggiamento tenuto dagli esponenti politici olandesi, e canalizzato dai media, nei confronti di Jorge Zorreguieta, padre della sovrana, uomo d'affari e ministro dell'Agricoltura durante il regime del dittatore Videla: divenuto oggetto di un'indagine condotta dal professor Michiel Baud dell'Università di Amsterdam, su richiesta del Parlamento olandese, nel 2001 Zorreguieta negò di essere al corrente delle atrocità della guerra sucia. Giudicata poco plausibile dallo stesso Baud, tale versione non è stata ritenuta sufficientemente robusta per giustificare una partecipazione attiva di Zorreguieta alla vita della coppia degli allora eredi al trono, tanto da causarne la formale esclusione.

A tutto ciò si aggiunge un altro episodio che ha (legittimamente?) sollevato dubbi relativi al peso dell'incarico imminente sulle spalle di Willem-Alexander. Tra il 2007 e il 2009, il cosiddetto Machangulo affair vide Willem-Alexander e Máxima attivamente coinvolti in un "progetto di sviluppo" in Mozambico, con lo scopo di creare uno stabilimento turistico a ridotto impatto ecologico che includesse alloggi del segmento di alto lusso per investitori nazionali e stranieri. L'impropria valutazione dell'impatto del resort sulle dinamiche locali, unita a procedure di investimento piuttosto opache, ha suscitato voci aspramente critiche sulla qualità dell'investimento della coppia reale, sia tra le alte sfere politiche sia tra i cittadini olandesi, nonché ha evidenziato degli interessi più o meno velati da un manto umanitario. La vendita a terzi degli immobili in questione è stata accolta da più parti come la decisione migliore che un reale non nuovo a scelte poco ponderate potesse intraprendere.

Eppure, le spinte dei movimenti anti-monarchici e repubblicani restano tuttora contenute, e lo stesso si può dire per le manifestazioni di protesta che si sono svolte in occasione del Giorno della regina in Waterlooplein, nel centro di Amsterdam. Marcate a stretto passo da un numero di poliziotti che superava ampiamente quello dei manifestanti, e culminate con l'arresto – definito dalla polizia "erroneo" – di una dimostrante in atteggiamento non violento, esse paiono un efficace specchio del comportamento comune nei confronti della monarchia olandese: notevolmente popolare nei sondaggi, criticata nelle conversazioni quotidiane, smentita nelle sue pretese di tradizione storica, ma essenzialmente assorbita e pacificamente tollerata in quanto elemento della cultura politica e, non in ultimo, sociale del Paese.