Le vacanze d’agosto hanno tante controindicazioni, ma anche vantaggi. Ad esempio consentono di lasciarsi andare a qualche disinvoltura in più. Capita anche ai più seri e autorevoli. Prendiamo il caso del professor Magris, che seduto al suo tavolino del suo caffè della sua Trieste prende carta e penna e scrive al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Claudio Magris ha scritto in effetti al ministro, dieci giorni or sono, una bella e garbata lettera, suggerendo con malcelata ironia alcune misure per rendere effettiva l’autonomia delle identità locali (Dante e Verga? Non li voglio. Mi son de Trieste, «Corriere della Sera», 7 agosto).

E così, uno dopo l’altro, ecco una serie di esempi particolarmente efficaci. Per quanto riguarda la musica, ad esempio, un triestino non potrà certo riconoscersi in Verdi, preferendogli invece la Mula de Parenzo, che «ga messo su botega / de tutto la vendeva / fora che bacalà». In letteratura poi, bandire tanto il sommo Dante quanto Manzoni e, perché no, lo stesso Saba, cresciuto in un rione diverso da quello di Magris, e per di più autore in lingua italiana.
C’è da ridere? C’è da sorridere, al massimo. Ma al sorriso conviene accompagnare qualche riflessione sulla pletora di proposte demenziali che da anni ormai fioriscono sulle bocche di alcuni politici nostrani (nostrani e forse anche un poco ruspanti). Il tempo passa anche per loro, ma evidentemente la voglia di lanciare «provocazioni» non passa (provocazioni molto formali, peraltro: la Lega ha proposto, con tanto di riforma dell’articolo 12 della Costituzione, di introdurre ufficialmente, accanto al Tricolore e all’inno di Mameli, la bandiera e l’inno di ciascuna regione). E così quei pochi che ancora hanno voglia di comprare e leggere (o almeno scorrere) un quotidiano stampato entro i confini della Repubblica (non necessariamente «la» Repubblica) faticano a restare al passo delle proposte: non solo i vessilli regionali, ma anche la riscoperta dei dialètti (magari a scapito dell’italiano), le scarpe padane (la Nike a rigettato l’offerta, ma pare che il «signor Lotto» sia disponibile), i concorsi di bellezza su scala provinciale (Miss Padania, Miss Casalpusterlegno e pure Miss Stazione Ostiense angolo via Ricci). A furia di assistere divertiti allo stringersi del cerchio, giungeremo a meritarci anche i concorsi letterari di quartiere o l’acqua minerale intestata all’eroe celebrato nella piazza del municipio. Mentre un poco alla volta non solo Dante, Manzoni e Verdi, ma anche Galileo e Michelangelo resteranno patrimonio di piccole ma orgogliosissime comunità locali. L’Italia a pezzetti, minuti e insignificanti se presi uno alla volta, come prezzo del federalismo, blaterato più che praticato.
A pochi giorni dalla ripresa dei lavori (almeno dei nostri: la prima sessione in Senato è infatti prevista soltanto mercoledì 16 settembre e quella alla Camera lunedì 14) c’è da augurarsi, almeno, che il meritato riposo estivo giovi anche ai politici italiani, aiutandoli a concentrarsi su questioni un poco più rilevanti dei vessilli regionali. Possiamo contarci?